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L A N I F I C I O • L E O

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La storia del Lanificio Leo ha inizio nel 1873 a Carlopoli, un paese presilano a circa mille metri di altezza, e da allora si intreccia con quella del territorio di appartenenza, con le sue risorse naturali, culturali e umane.
La produzione era rivolta alla lavorazione della lana della pecora locale, la Gentile di Puglia, che si distingueva tra le lane italiane per la sua buona qualità, ed il modello economico adottato era una sorta di baratto: gli allevatori locali portavano la lana all’azienda e venivano ripagati in filo o prodotti finiti.
Questo modello, che aveva retto anche durante i due conflitti mondiali, crollò negli anni ’70, quando per vari motivi storici e sociali, non ultimo la sostituzione della pecora Gentile di Puglia con la più produttiva pecora sarda, la produzione si interruppe per circa un ventennio, per riprendere negli anni ’90 quando Emilio Salvatore Leo prese le redini dell’azienda e decise di riattivarla, cercando di coniugare tradizione ed innovazione.
Il Lanificio Leo è oggi uno dei casi più significativi in Italia di azienda-museo. Nella sede produttiva che nel 1935, dopo vari spostamenti lungo le rive del fiume Corace, era stata stabilita a Soveria Mannelli, antichi telai a navetta lavorano affiancati da moderne macchine industriali, dando vita ad una produzione “ibridata” che esalta la poetica dell’errore.
La filosofia aziendale è centrata sulla rivalutazione di risorse archetipe in grado di creare manufatti in cui l’identità territoriale, integrandosi con il design contemporaneo, genera collezioni innovative che raccontano una storia.
La fabbrica poi allarga i suoi confini, apre le sue porte, ospita festival e diviene luogo di incontri e di scambi del sapere in cui la conoscenza diventa coscienza. Il luogo fisico si fa l’incubatore in cui le idee circolano e prendono forma, anche grazie a nuovi e continui apporti creativi e al dialogo con le arti visive; si aprono nuovi orizzonti di possibilità.
 
www.lanificioleo.it
 

 

 

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