L U C T O R • E T • E M E R G O •
Una cosa che mi è stata chiara fin dall’inizio: volevo lavorare, far qualcosa, che partisse dal contesto storico.
Dove vivo, a Tilburg, in Olanda, non sono quotidianamente messa a confronto con la storia, non ne sono “circondata”, non sono rimasti molti segni visibili e anche quando la storia è visibile, non è così impressionante come in Italia.
Avevo già visitato l’Italia prima del Progetto Designing Grand Tour e avevo avuto modo di vedere la travolgente bellezza del suo passato a Roma, Milano, Venezia, Torino, Bari…
Durante questo Grand Tour per la prima volta ho visto, sentito e vissuto la Calabria.
E proprio perché questa regione non è così tanto nota come le città e le regioni che avevo già visitato, ho potuto viaggiare con mente aperta. Senza aspettative, solo sorprese.
E ce ne sono state tante!
Per essere onesti, iniziare a lavorare non è stato facile! Come si fa a visualizzare un sentimento, un momento, un’esperienza?
Così mi sono solo buttata ed ho iniziato. Ho dato un’attenta occhiata a tutte le foto che avevo scattato, più e più volte, e selezionato quelle che hanno avuto su di me il maggior impatto, quelle maggiormente rappresentative.
La prima cosa che ho scelto era una foto dell’oggetto più piccolo che avevo visto durante il viaggio, presso il Museo Archeologico Nazionale “Vito Capialbi” a Vibo Valentia: la LAMINA ORFICA.
Sono rimasta a bocca aperta! Questo piccolissimo messaggio per il defunto mostra la cultura altamente sviluppata della Magna Grecia. Una guida su come viaggiare nell’aldilà.
Come è bello prendersi cura del proprio caro, lasciargli un vademecum per la vita dopo la morte. E che capacità manuale per realizzare un pezzo così bello e così piccolo, così tanto tempo fa!
Volevo usare questo testo, per il suo significato e il suo valore simbolico. Non utilizzarlo letteralmente, ma simbolicamente, così ho deciso di usare, ordinandole come fossero delle forme, le antiche lettere greche.
Inizialmente ho pensato che fosse questa la chiave, che questo potesse bastare, ma ben presto mi sono accorta che mi sbagliavo: non era abbastanza… E non rappresentava appieno il sentimento del viaggio, ma solo una parte di esso.
Volevo aggiungere qualcosa.
Stavo riflettendo su come utilizzare nel mio lavoro il terremoto del 1783, che ha distrutto la Calabria fin nel suo cuore, ma non funzionava bene. L’immagine era troppo semplice, non potente.
Dovevo andare avanti.
Così ho cercato di combinare il testo con un altro elemento, una cancellata che avevo visto a Soriano. Il risultato? Bello, ma forse ancora troppo semplice…
Stavo guardando le mie foto per l’ennesima volta alla ricerca di qualcosa.
E ho iniziato a fissare una fotografia scattata ad una tribuna vuota. Aveva catturato la mia attenzione. Perché?
Forse perché era una situazione bizzarra; avevamo visitato la Villa Romana di Casignana, ammirato splendidi mosaici, un efficiente complesso termale, perfettamente conservato.
Ma tutto questo posto era un po’ strano: una strada statale molto trafficata tagliava in due gli antichi tesori; la costruzione che ha il compito di proteggere questi tesori era così orribile, enorme e goffa che quasi ha catturato tutta la mia attenzione, distraendomi dal mosaico e dalle ingegnose soluzioni adottate nella SPA!
Il restauro del complesso non era ancora terminato e poi c’era questa enorme tribuna metallica che giaceva lì al sole, vuota e desolata, in mezzo a un campo di erba appassita.
Ero confusa.
Guardando l’insieme e riflettendo ho capito il motivo per cui ero affascinata da tutto questo… questa era esattamente la rappresentazione della sensazione avuta osservando alcune parti della Calabria.
Dove stiamo guardando? Mi sono chiesta ed è subito diventato chiaro che volevo – dovevo – lavorare con questo elemento. Così al computer ho fatto un’immagine grafica di questa tribuna.
Prima usando questo elemento in modo molto semplice e giocando con le lettere come fossero le piastrelle di un nuovo mosaico.
Devo aver provato almeno quattro differenti versioni, prima di capire che era ancora evidente che si trattava di una tribuna. Così ho provato a duplicarla, girandola a specchio: era nata una nuova forma.
Posizionando attentamente e in modo molto elegante le lettere-piastrelle intorno a questa nuova figura l’arazzo vero e proprio è apparso.
Ho pensato che era fatta, ma dopo qualche tempo ho sentito un po’ di insoddisfazione… cos’era?
Credo che il mio lavoro fosse rimasto troppo nel solco del vecchio ricamo tessile, simile a qualcosa di troppo legato alla tradizione esistente. Come una citazione, ma in questo caso sbagliata.
Ho dovuto “giocare” un po’ di più, così ad un certo punto ho ruotato la tribuna di 90 gradi.
Ed eccola lì, la nuova immagine era apparsa! Ero completamente sorpresa, questa versione aveva più potenza, sì, mi piaceva.
C’era anche la ripetizione e la profondità! E in un secondo ci ho visto tutte le profonde vedute della Calabria. Ho visto la pienezza degli alberi della foresta silana, ho visto i panorami osservati dall’hotel, quelli che osservi dalle finestre dell’antica Cattolica di Stilo.
Ho visto SPERANZA.
Ho sentito PASSIONE.
Ho pensato che questo fosse un bellissimo e forte simbolo di diversi elementi della Calabria.
Ho ri-arrangiato le piastrelle di lettere e questa volta le ho messe lettera per lettera. Niente di speciale, nessun pattern aggiuntivo, ma solo loro, nella loro bellezza integrale. Chiaro e semplice. Proprio buono.
Il mio arazzo era lì! Il suo titolo è Luctor et Emergo. Combatto ed emergo. Si trova sullo stendardo della Zelanda, una provincia dei Paesi Bassi da dove provengono mio padre e la sua famiglia. È un fatto personale. Ci sono stata. Ma dà anche un’energia forte e positiva.
Quanto al colore non ho avuto dubbi, volevo utilizzare il rosso. Rosso passione, rosso perché è bello, rosso come il sangue, rosso come i terremoti.
S I G R I D • C A L O N